Basilica di san Fedele

 

Guida

Storia ed Arte

La magnifica basilica Romanica sorge sulla suggestiva piazza San Fedele, che fu nel Medioevo centro dei commerci cittadini e sede del Mercato del grano. Quest’area della città si presenta con una ricchissima stratificazione storica e archeologica, e su di essa insisteva l’originario centro Episcopale di Como, costituito da tre nuclei monumentali: la Basilica di Sant’Eufemia (precedente l’attuale San Fedele), da San Pietro in Atrio (tuttora esistente nella adiacente via Odescalchi) e dal Battistero di San Giovanni in Atrio, (dirimpetto al San Fedele e incluso negli edifici dell’attuale pasticceria Aida). Il problema delle cattedrali comasche in epoca paleocristiana e poi durante l’Altomedioevo è assai dibattuto, poiché in alcuni documenti tra il IX e il XI secolo si fa riferimento alla Basilica di Sant’Abbondio, altro grandioso esempio di romanico comacino, quale sede del Vescovo, negli anni successivi allo Scisma Tricapitolino conseguente al quarto Concilio Ecumenico svoltosi a Calcedonia. Nei primi decenni dell’XI secolo poi, cattedrale di Como sarà la basilica altomedievale di Santa Maria e tale resterà fino al 1396, anno di fondazione sullo stesso sito, della Fabbrica Gotica e poi Rinascimentale dell’attuale Duomo. Nel VII secolo, all’epoca della Longobarda regina Teodolinda e del Vescovo Agrippino mantenendosi la Diocesi comense fedele al Credo Tricapitolino di Calcedonia, sul sito dell’attuale San Fedele sorse una basilica paleocristiana dedicata a Santa Eufemia, patrona di Calcedonia.  Nel 964, sotto il vescovo Gualdone, con gran pompa avvenne la traslazione in Santa Eufemia delle spoglie di San Fedele, uno dei protomartiri comensi insieme a San Carpoforo e ai compagni Cassio, Secondo Esanto e Licinio. Fedele era stato un ufficiale Romano convertito al Cristianesimo e poi martirizzato a Samolaco presso il laghetto di Mezzola, in alto Lago di Como durante la grande persecuzione di Diocleziano del 303-305 d.C. A ricordo del protomartire cristiano comense sorse proprio a Samolaco nell’XI secolo il bell’oratorio romanico di San Fedelino, pervenuto fino ai giorni nostri. Dopo la traslazione venne mutata l’intitolazione della basilica di Santa Eufemia in San Fedele.
La basilica medievale romanica sorse dunque come martyrium e meta di pellegrinaggio sulla tomba di San Fedele fra il X e il XII secolo, a fronte di una importante campagna di rinnovamento e trasformazione della paleocristiana Santa Eufemia. La Pianta a Tricoro deriva dallo straordinario innesto di una pianta centrale in uno schema longitudinale, con l’aggiunta di due ampi ambulacri orientali aggiunti a nord e a sud dell’edificio che dilatano lo spazio presbiterale: è ormai accertato che lo schema sia stato dedotto dalla Cappella Palatina di Aquisgrana, e così pure la struttura delle volte, della scansione a due ordini dell’alzato, a cui corrispondono le nicchie e le loggette del magnifico abside, e dei Matronei della navata, esempio pressoché unico nell’area comasca. Peraltro nel 1032 il vescovo tedesco Litigerio, designato a Como dall’Imperatore e a cui poteva essere caro il ricordo di Aquisgrana, donò beni a San Fedele e nel 1064 il vescovo riformatore Rainaldo rinnova la canonica.
La Fabbrica dovette protrarsi per vari decenni, forse per motivi economici. Nei secoli della Controriforma San Fedele subì una riqualificazione ridotta per quanto attiene alla planimetria, ma andò incontro a interventi decorativi e figurativi di grande significato e qualità artistica insieme con la sopraelevazione delle volte e del tiburio al di sopra del presbiterio e alla prosecuzione degli interventi sulle absidi laterali, iniziata già nel Cinquecento.

La Facciata

La facciata attuale è una ricostruzione storicistica neoromanica del 1914, ad opera dell’ingegner Antonio Giussani, ma conserva nel centro il Rosone Rinascimentale della facciata originale del 1509. Monocuspidale con corpo aggettante laterale a destra, la fronte culmina nella caratteristica decorazione ad archetti ciechi rampanti, declinata secondo i modelli di Romanico Comacino caratteristici dell’area Lariana. L’alta torre campanaria è anch’essa un rifacimento coevo alla facciata, ritmata in quattro successive specchiature con archetti e bifore e con trifore nella cella campanaria.
La casa porticata sulla sinistra della basilica è pertinente architettonicamente al complesso di San Fedele essendo stata concessa nel 1109 ai suoi canonici dal Vescovo Grimoldi su istanza dei Consoli di Como, perché vi aprissero un Pristinum e una Caneva per la vendita di pane e vino. Un attento restauro ha messo in luce un fregio ad affresco che corre sulla fascia sommitale della casa con freschi motivi floreali e di uccelli. Davanti alla basilica si protendeva un atrio porticato di cui si vedono vestigia nelle tozze colonne residuali del portico che affianca la chiesa.
L’atrio traversava la piazza e raggiungeva il Battistero di San Giovanni in Atrio, (oggi incluso negli edifici della Pasticceria Aida), in cui i Vescovi per secoli, il Sabato Santo benedissero l’acqua lustrale destinata a tutta la diocesi. Il vescovo Feliciano Ninguarda nella sua celebre visita pastorale  del 1590 cita l’esistenza nell’atrio di imponenti Colonne Romane che la tradizione vuole appartenute all’antico portico della Domus Romana di Calpurnio Fabato, suocero di Plinio il Vecchio, e che sarebbero successivamente state ricollocate da Simone Cantoni nell’attuale pronao dell’edificio neoclassico del Liceo A. Volta in via Cesare Cantù.

L’Abside

Nella sua severa bellezza la zona absidale s’impone alla vista di chi la ammira da via V. Emanuele, con al centro l’Abside poligonale ripartita in tre livelli: l’inferiore con oculi coassiali alle nicchie dell’interno; il medio con finestre monofore riferibili al restauro stilistico di fine Ottocento e corrispondente alla galleria absidale interna; il superiore, di coronamento illeggiadrito dalla ammirevole Loggetta con colonnine in marmo Cipollino, che non sopportano in realtà quasi carico alcuno poiché gli architravi radiali che vi si appoggiano sono mensole di bilanciamento del catino absidale che si scaricano sulle colonnine in granito della galleria interna della Chiesa.
Nell’absidiola destra si apre un Portale romanico timpanato, detto del Drago con una Sirena al vertice e interessanti Bassorilievi medievali sulle spalle raffiguranti a l’Angelo e Abacuc, Daniele nella Fossa dei Leoni oltre a motivi animalistici, fitomorfici e simbolici come la Chimera, una figura scimmiesca femminile nell’atto di sollevare la veste, il cane che punta la lepre e  un grande drago che contende un cranio ad uno più piccolo diversi Draghi.

L’interno

Lo spazio interno è a croce latina divisa in tre navate delimitate da pilastri quadrilobati che sostengono i Matronei, riservati alle donne, che in origine correvano visibili lungo tutto il perimetro. Furono chiusi nel XVI sec per far posto a tele, affreschi e stucchi dell’apparato decorativo di epoca Barocca: Vincenzo de’ Bernardi da Claino e Giovanni Valtorta nel 1846 decorarono la volta a botte seicentesca e il Tiburio. Il Catino absidale, sopra la loggetta romanica fu affrescato da Guglielmo Beltrami nel 1848 con il Martirio di San Fedele. L’arca marmorea dell’altare, con le Reliquie di San Fedele è un monolito in marmo di Musso che reca inciso il verbale della traslazione dell’anno 964.I capitelli binati che la sorreggono sono quelli gotici dell’originario basamento trecentesco. Ai lati del presbiterio due grandi cappelle Barocche si fronteggiano: la Cappella del Crocefisso e Ia Cappella della Madonna Purificata.  Quest’ultima ha nella nicchia una statua della Vergine in legno dorato, opera di Gaffuri del 1665, con angeli e una glorietta.. Il catino absidale sovrastante reca una importante Annunciazione della Vergine del 1613, opera di Francesco Carpano e Domenico Caresano. Begli affreschi decorativi, a lungo creduti di Gaudenzio Ferrari e della sua scuola, decorano le pareti. Nell’impossibilità di esaurire il residuo apparato decorativo citiamo ancora solo la serie diAffreschi Medievali dipinti sul muro divisorio fra presbiterio e ambulacro nord: in ordine di antichità si susseguono: La Trinità, Sant’Anna con la Madonna e il BambinoLa decollazione di San Fedele, una Madonna orante nella MandorlaSan Giovanni Battista e San  Bartolomeo. Nell’ambulacro di sinistra oltre a una suggestiva rappresentazione del Purgatorio troviamo materiali romanici di età imperiale in uno dei due Leoni che sorregge un capitello composito scavato ad acquasantiera di provenienza probabile dall’antica Sant’Eufemia.  All’ingresso nell’ex battistero è collocato il sarcofago di Santa Giuliana, qui traslato da San Pietro in Atrio dal Vescovo Archinti nel 1618 e un tempo collocato sotto la mensa dell’altare della cappella della Madonna Purificata.
Una parola merita l’organo di San Fedele, che è fra i migliori del Comasco. Opera della Ditta Mascioni di Cuvio venne costruito nel 1941 con materiali di un organo realizzato dai fratelli Prestinari nel 1827. Viene impiegato tuttora nell’occasione di notevoli concerti musicali.
PRESSO LA SACRESTIA DELLA BASILICA E’ DISPONIBILE UN’AGILE GUIDA STORICO-ARTISTICA DELLA BASILICA STESSA. TESTO IN ITALIANO (con inserto in inglese, francese e tedesco).

 

Campane della basilica di san Fedele in Como.

Scheda tecnica.

Tonalità del concerto: SOL maggiore.

Campana maggiore (Michele Comerio Milano 1842): nota SOL – Diametro al bordo cm. 96 – Peso circa 5 quintali;

Campana media (Michele Comerio Milano 1842): nota LA – Diametro al bordo cm. 85 – Peso circa 3,5 quintali;

Campana minore. (Angelo Bianchi Varese 1962): nota SI – Diametro al bordo cm. 75 – Peso circa 2,5 quintali

Note Storiche.

Quando nel 1838 Michele Comerio fonditore di campane di Milano presentò alla Fabbriceria della Collegiata di san Fedele il preventivo per il restauro della campana maggiore trovò la seguente situazione: il concerto campanario era formato da tre sacri bronzi fusi in epoche diverse; la maggiore (dedicata ai santi Giovanni Battista, Fedele ed Eufemia) e la minore (dedicata alla B.V. Maria) fuse nel 1685 mentre la seconda (dedicata a sant’ Abbondio) fusa nel 1736. Anche il vescovo Ninguarda nel 1592 nella sua celebre visita pastorale annotava in angulo sinistrae navis est turris eminens et alta pro uso campanarum, quarum duae sunt maiores, et una minur….. a conferma che le campane della nostra chiesa sono sempre state tre. Le vicende della torre campanaria di san Fedele meriterebbero a questo punto una approfondita trattazione; ma in questa sede sono le campane che ci interessano. Torniamo quindi all’anno 1838. Per motivi a noi sconosciuti, la Fabbriceria ordinò al Comerio il rifacimento dell’intero concerto sicché il fonditore milanese nel 1842 installò nella cella campanaria 3 campane con relativo castello in legno. Le campane svolsero egregiamente il loro servizio sino al 27 marzo 1903 quando furono “Abbassate a terra” a causa della demolizione e ricostruzione del campanile su progetto dell’ing. Antonio Giussani. La torre venne abbattuta sino all’altezza di 11,90 metri dal suolo indi ricostruita nella forma attuale per un’altezza totale alla cuspide di metri 31,87. Si procedette quindi, al termine dei lavori nel 1906, a ricollocare al loro posto le campane, che tornarono a suonare in occasione della festa della B.V. Purificata il 2 febbraio, con un nuovo castello in ghisa, l’attuale anche se più volte revisionato. Le campane della basilica di san Fedele sono quindi tre: la maggiore dedicata a san Fedele (porta incisa la scritta “1842 Michael Comerius fecit – Divo Fedele Patrono dicatum’”), la media dedicata a sant’ Abbondio (porta incisa la scritta “1842 S. Abundi grecem custodite fidelem”), la minore, fusa dalla fonderia Bianchi & figli di Varese e benedetta il 25 novembre 1962 in sostituzione della precedente resasi fessa per l’uso, dedicata alla B.V. Maria in ricordo del Concilio Vaticano II (porta incisa la scritta ‘Benedicam Dominum in omni tempore lauseius sit semper in ore meo – Dei Matre auspice Maria vocem renovo meamdum Romae ad s. Petri nova gentibus lumina profert Oecumenicum Concilium Vat. II A.D. MCMLXII’ Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode – Sotto gli auspici di Maria Madre di Dio rinnovo la mia voce, mentre a Roma presso san Pietro nuove luci dona alle genti il Concilio Ecumenico Vaticano II). Nel 1985, a cura della ditta AEI di Perego & C. le tradizionali ‘Corde’ che da sempre le azionavano lasciarono il posto all’elettronica e dall’ 8 dicembre di quell’anno il concerto campanario (è comunque ancora possibile azionarlo con le corde e …. qualche volta lo si fa) è comandato da un computer (che ‘Guida’ anche l’orologio) a programmazione settimanale e che permette di azionare i sacri bronzi secondo la locale tradizione. Nel 1989 in occasione del III centenario della morte del pontefice beato Innocenzo XI fu steso un preventivo e relativo progetto per aggiungere al concerto campanario altre due campane da dedicarsi: una al beato nostro concittadino e l’altra a san Felice protovescovo di Como in ricordo dell’anno “Feliciano”. Il progetto per una serie di difficoltà tecniche legate alla stabilità della torre, non fu realizzato. E le campane rimasero, secondo tradizione, tre. Nel corso dell’anno 2001 sono state effettuate opere di manutenzione straordinaria alle due campane maggiori che, si rammenta, sono in servizio dal 1842 scampate, tra le poche in città, alla requisizione bellica di metalli dell’ottobre 1942. Nell’anno 2012 un fulmine ha incenerito il computer del 1985 e distrutto il motore della campana minore. Il nuovo computer installato sempre dalla AEI Perego & C. in sostituzione del precedente è a programmazione perpetua.

 

Luciano Campagnoli

 


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